L’Eneolitico

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La scoperta dei metalli

Durante l’Eneolitico la valle del Fiora visse un momento di grande sviluppo caratterizzato da una densità abitativa molto elevata.

L’abilità nel ricercare e nell’utilizzare pietre diverse portò ben presto alla scoperta e all’uso dei metalli. Durante l’età del Rame la valle del Fiora visse un momento di grande sviluppo caratterizzato da una densità abitativa molto elevata.

La fioritura culturale sembra senz’altro dovuta alla ricchezza di minerali e metalli del territorio.
Il rame presumibilmente era presente in forma nativa e affiorante nella zona di Ponte San Pietro (VT) e sui monti di Castro. Il maggior numero di necropoli eneolitiche si addensa proprio attorno a queste zone, nei territori di Manciano, Pitigliano, Farnese e Ischia di Castro.

L’antimonio, metallo di aspetto simile all’argento, dal quale erano ricavati oggetti di ornamento rinvenuti nelle necropoli, è presente in numerose miniere del territorio di Manciano attive ancora fino a pochi anni fa.

Il cinabro, solfuro di mercurio, estratto dal Monte Amiata, era usato come colorante e spesso confuso, nei ritrovamenti archeologici, con la polvere di ocra, anch’essa rossa; è stato talvolta rinvenuto nelle tombe di questo periodo a colorare il volto dei defunti.

L’attestazione di nuove culture

La valle del Fiora nell’età eneolitica diviene centro di diffusione di una fase culturale ben caratterizzata che si estende su parte del Lazio e della Toscana: la cultura di Rinaldone, così chiamata dalla località dei pressi di Montefiascone, situata in provincia di Viterbo a sud del Lago di Bolsena, in cui è avvenuta la prima scoperta.

Oltre a Rinaldone, nella valle del Fiora sono attestate anche la cultura dei Sassi Neri, dal nome dalla località nei pressi di Capalbio (GR) dove è stato trovato un gruppo di grotte naturali adibite ad uso rituale, e quella del Vaso Campaniforme, diffusa in tutta Europa.

Materiali tipici della cultura di Rinaldone.

Materiali tipici della cultura di Rinaldone.

A - Materiali tipici della cultura Sassi Neri
B - Materiali tipici della cultura del vaso Campiforme

A – Materiali tipici della cultura Sassi Neri
B – Materiali tipici della cultura del vaso Campiforme

La cultura di Rinaldone

eneolitico necropoli cultura di rinaldone

Poggialti Vallelunga, Pitigliano; Rilievo della tomba n.4 della necropoli eneolitica.

La cultura di Rinaldone testimonia l’esistenza di una comunità ben strutturata, che durante la fase più antica dell’Eneolitico (tra l’inizio del IV e la fine del III millennio a.C.) Domina una circoscritta area geografica al confine tra Toscana e Lazio.

Delle genti di Rinaldone conosciamo numerose necropoli, la maggior parte delle quali concentrate nel medio corso del Fiora. Purtroppo non abbiamo testimonianze certe di abitati, fattore che comporta molte lacune nella conoscenza del loro vivere quotidiano e del loro mondo ideologico e culturale.

Nella loro economia doveva avere un ruolo fondamentale la metallurgia, ma era sicuramente molto sviluppata la pastorizia, mentre un ruolo minore forse aveva l’agricoltura.

In questo territorio, povero di terre facilmente coltivabili, ma ricco di risorse minerarie e di acque anche termali, l’uomo è comparso più di mezzo milione di anni fa.

eneolitico frecce cultura di rinaldone

Le Calle, Manciano; Punte di freccia e di lancia.

LOCALITÀ DI RITROVAMENTO DELLE NECROPOLI

Pitigliano – Grosseto
2. Corano
3. Poggio Formica – Valle Bocia
4. Poggialti
5. Insuglietti
6. Porcareccia
98. Poggialti – Vallelunga
276. Bottinello

Manciano – Grosseto
8. Le Calle
9. Lasconcino
13. Botro del Pelagone
128. Poggio Capanne
168. Pianetti di Montemerano
181. Tenuta dei Cavallini
344. Polveraio
348. Molino Del Bagno

Capalbio – Grosseto
18. Garavicchio

Magliano – Grosseto
174. Poggio Volpaino

Sorano – Grosseto
1. Pian Costanzi

Ischia di Castro – Viterbo
7. Crognoletto Dell’Arsa
10. Fosso Delle Fontanelle
14. Ponte S. Pietro
15. Ortaccia
16. Chiusa D’Ermini
17. Poggio Volparo
184. Mandrione Di S. Giovanni
280. La Selvicciola
281. Pietra Pinzuta
445. Fontanile di Raim

Farnese – Viterbo
11. Palombaro
12. Naviglione
304. Gottimo
333. Saltarello

Mappa delle necropoli, delle tombe e dei rinvenimenti sporadici di probabile origine sepolcrale attribuiti alla facies tipica di Rinaldone.

Mappa delle necropoli, delle tombe e dei rinvenimenti sporadici di probabile origine sepolcrale attribuiti alla facies tipica di Rinaldone.

Le necropoli di Rinaldone

Le necropoli di Rinaldone sono formate da gruppi di tombe ‘a forno’, scavate nella roccia, con sepolture prevalentemente multiple accompagnate da un corredo contraddistinto dal tipico vaso ‘a fiasco’: recipiente di uso simbolico o rituale da interpretarsi non solo come parte di un corredo funebre individuale, ma anche come contenitore di un’offerta che la comunità destinava ai defunti sepolti nella tomba.

Oltre al vaso potevano venire deposti anche altri oggetti che talvolta permettono di distinguere il rango del defunto. Rari gli oggetti in metallo, spesso ricercati dagli scavatori clandestini quali asce di rame, pugnali a lama semplice e oggetti di ornamento come vaghi di collana in argento e antimonio. Molto più numerosi gli strumenti in pietra, come le punte di freccia o di lancia in selce scheggiata e le tipiche asce-martello in pietra levigata.

Lasconcino, Manciano; Vaso a fiasca proveniente dalla necropoli.

Nelle tombe a sepoltura multipla erano probabilmente sepolti i membri della stessa “famiglia”, o meglio, individui appartenenti a un’unica linea di discendenza.

E’ possibile dunque supporre che i villaggi fossero costituiti da gruppi di famiglie, all’interno delle quali doveva emergere la figura di un capo, così come all’interno delle necropoli alcune tombe appaiono più complesse e ricche di altre.

L’usanza, riscontrata in alcuni casi, di uccidere la compagna alla morte del capo, porta a supporre una società di tipo patriarcale.

eneolitico teschi cultura di rinaldone

Fotografie di crani rinvenuti nella necropoli di Ponte San Pietro.

Si è ipotizzato che le genti di Rinaldone fossero migrate qui dal Vicino Oriente, ma una revisione degli studi antropologici ha confermato una maggioranza di individui dolicocefali e la loro appartenenza al tipo paleomediterraneo già presente sulle coste tirreniche fino alla Liguria: ciò porta a supporre l’autoctonia di questa popolazione.

Le fotografie sopra rappresentano crani rinvenuti nella Necropoli di Ponte San Pietro:

  1. Cranio di tipo paleomediterraneo
  2. Cranio di tipo neomediterraneo
  3. Cranio con caratteristiche simili a quelli rinvenuti nella Necropoli del Gaudo, nei pressi di Paestum.

Le altre comunità del periodo eneolitico

Le genti di Rinaldone non erano gli assoluti padroni della valle del Fiora. Le ricerche archeologiche hanno permesso di individuare altri due gruppi ben definiti, entrambi posteriori alla fase di Rinaldone, ma la cui posizione rispetto ad essa è ancora in fase di chiarimento.

La cultura di Sassi Neri

La cultura di Sassi Neri è per ora nota solo dai rinvenimenti in un gruppo di grotte nell’omonima località nei pressi di Capalbio (Grosseto). Di essa si può ricostruire solo il rito funebre, che consisteva nel deporre i morti in una grotta naturale, senza che per ciascuno venisse approntata una specifica tomba.

Queste grotte naturali, che hanno subìto nel corso degli anni devastazioni e saccheggi clandestini. Erano considerate dall’Eneolitico fino all’età del Bronzo e anche fino all’epoca etrusca e medievale, dei luoghi sacri. Questo risultava un punto di collegamento tra i vivi e il mondo ultraterreno, collocato nel sottosuolo.

Gli oggetti rinvenuti a Sassi Neri, per lo più boccali di forme e dimensioni diverse. Sembrano collegarsi a qualche rituale specifico piuttosto che da interpretarsi come oggetti di corredo.
Questo tipo di deposizione funebre differenzia profondamente le genti dei Sassi Neri dai Rinaldoniani e sembra collegarle maggiormente alle coeve popolazioni della parte più settentrionale della Toscana e in parte dell’Emilia.

I materiali presentano alcuni elementi in comune con quelli di Rinaldone, ma richiamano anche tipi della cultura eneolitica del Gaudo, sviluppatasi in Campania.
Questa somiglianza fa ipotizzare che, nell’Eneolitico, circolassero specifici manufatti. Oppure che dei gruppi del Gaudo, in cerca di metalli, risalissero le coste tirreniche fino alla Toscana. Queste genti lasciavano dietro di sé tracce di rituali e offerte in alcuni luoghi considerati di culto o sepolcrali.

La cultura del Vaso Campaniforme

Quella del Vaso Campaniforme è una cultura presente in tutta Europa durante il medio e tardo Eneolitico. Infatti, frammenti che possono essere ricondotti ad essa sono stati trovati nel territorio Vulcente, a Torre Crognola e Poggio Olivastro (Canino, VT).
Nel medio corso del Fiora sono hanno ritrovato a Crostoletto di Lamone, Punton di Villa Casale Tiberi e Fontanile di Raim (Ischia di Castro, VT), in quest’ultimo caso associati a materiali rinaldoniani.

Questo aspetto culturale, diffuso infatti dalla Spagna fino alla Vistola e presente in Italia -dalla Lombardia, alla Sicilia, alla Sardegna- inserisce la valle del Fiora in un circuito culturale di ampia portata, dovuto alla ricchezza metallifera del territorio.

Mappa di distribuzione del bicchiere campaniforme in Europa

Mappa di distribuzione del bicchiere campaniforme in Europa.

Minatori e metallurgi

L’attività principale delle genti di Rinaldone era legata all’estrazione e alla lavorazione dei minerali.

Rame in fusione.

Rame in fusione.

Sul Monte Amiata, nelle miniere di cinabro di Cornacchino, Cortevecchia, Castellazzara-Siele, sono stati rinvenuti i cunicoli delle miniere preistoriche e gli strumenti usati dagli antichi minatori: mazzuoli di pietra e zappetti in corno di cervo.
Appare sorprendente come, nonostante le distanze e le diversità culturali, questi strumenti siano identici a quelli rinvenuti nelle miniere di selce di Rijckholt, in Belgio, e in quelle del rame di Rudna Glava in Jugoslavia.

Tra tutti i minerali, ben presto il rame divenne quello maggiormente utilizzato per ricavarne armi, strumenti di lavoro, ornamenti.
Le tombe più importanti della civiltà di Rinaldone sono caratterizzate dalla presenza di manufatti in rame, ottenuti fondendo il materiale e versandolo in stampi di pietra. Nelle sepolture è stata rinvenuta talvolta anche polvere di cinabro, utilizzata a scopo rituale, per colorare i volti dei defunti.

Montemerano, Manciano; Zappetto di corno di cervo 
(Grosseto, Museo Archeologico).

Montemerano, Manciano; Zappetto di corno di cervo
(Grosseto, Museo Archeologico).

Cornacchino, Castell'Azzara;
Mazza di pietra

Cornacchino, Castell’Azzara;
Mazza di pietra.

Miniera di Rudna Dava, Jugoslavia; Utensili per l’estrazione del rame.

Miniera di Rudna Dava, Jugoslavia; Utensili per l’estrazione del rame.


I luoghi dell’Eneolitico

Alcuni di questi siti archeologici e di scavo potrebbero non essere visitabili per motivi di sicurezza. Se siete interessati a visitare qualche sito archeologico nelle vicinanze, consigliamo di visitare questa sezione.

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