L’Età del Bronzo

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Le genti di Rinaldone scompaiono all’inizio del II millennio, per motivi ancora non noti.
Le comunità dell’Età del Bronzo, che hanno imparato a fondere il rame con lo stagno per ottenere il bronzo, appaiono somaticamente diverse; i crani rinvenuti non sono più dolicocefali, ma piuttosto brachicefali; le tombe a forno sono sostituite da tombe a camera, ma i morti vengono più spesso seppelliti all’interno delle grotte, con un rituale simile a quello riscontrato ai Sassi Neri.

Sorgono villaggi all’aperto, in genere lungo i corsi dei fiumi, oppure su palafitte come al lago di Mezzano (VT).

La via dei ripostigli, che probabilmente collegava i Monti di Castro con le Colline Metallifere. I ripostigli di Piano del Tallone e di Semproniano sono dell’età del Bronzo Finale, gli altri dell’Età del Bronzo Antico

La via dei ripostigli, che probabilmente collegava i Monti di Castro con le Colline Metallifere. I ripostigli di Piano del Tallone e di Semproniano sono dell’età del Bronzo Finale, gli altri dell’Età del Bronzo Antico.

L’attività dei metallurgi si perfeziona e appaiono per la prima volta forme di tesaurizzazione: pani di bronzo, materiali finiti, rottami da rifondere, vengono accumulati in appositi nascondigli in genere collocati lungo le strade che l’artigiano fonditore percorreva per portare la sua merce nei diversi villaggi. E’ probabile che il bronzo assuma in quest’epoca valore pre-monetale.

Cronotipologia dell’età del Bronzo:

A - Facies di Asciano. Età del Bronzo Antico, fase I;
B - Facies di Montemerano. Età del Bronzo Antico, fase II;

A – Facies di Asciano. Età del Bronzo Antico, fase I;
B – Facies di Montemerano. Età del Bronzo Antico, fase II;

C - Facies di Grotta Nuova. Età del Bronzo Medio;
D - Facies. Età del Bronzo Recente.

C – Facies di Grotta Nuova. Età del Bronzo Medio;
D – Facies. Età del Bronzo Recente.

Ricostruzione ipotetica di un ripostiglio.

Ricostruzione ipotetica di un ripostiglio.

Abitati e necropoli della prima età del Bronzo

Durante il Bronzo Antico, Medio e Recente, si assiste a un’occupazione capillare del territorio nella Valle del Fiora, con la presenza di alcuni centri di grandi dimensioni, e numerosi piccoli nuclei di capanne posti sia sui pianori, che sparse nei fondovalle.

Ponte San Pietro Valle, Ischia di Castro; Ricostruzione di capanna.

Ponte San Pietro Valle, Ischia di Castro; Ricostruzione di capanna.

Le abitazioni erano costituite da capanne di forma circolare o ellittica, con strutture di tronchi e pali di sostegno. Un esempio è stato scoperto a Ponte San Pietro Valle: si tratta di una capanna a pianta circolare del diametro di circa 3 m, con una pavimentazione di argilla cotta il cui perimetro era delineato da buchi che sostenevano le strutture lignee portanti. Il focolare era collocato all’esterno della capanna, segno che anche nell’area esterna all’abitazione si svolgevano numerose attività quotidiane. Un secondo esempio proviene da Scarceta.

Valle del Fiora, “Mandriòla” per stabulazione animale. È ipotizzabile che anche le capanne dell'età del Bronzo fossero caratterizzate da pareti di pali legati in un intreccio di rami flessibili ricoperti di canne di fiume e ginestra, che rendevano la struttura impermeabile.

Valle del Fiora, “Mandriòla” per stabulazione animale. È ipotizzabile che anche le capanne dell’età del Bronzo fossero caratterizzate da pareti di pali legati in un intreccio di rami flessibili ricoperti di canne di fiume e ginestra, che rendevano la struttura impermeabile.

Le necropoli dell’età del Bronzo

Le necropoli dell’età del Bronzo si distinguono rispetto a quelle di Rinaldone per la monumentalità dell’architettura tombale. La cella non è più ‘a forno’ ma quadrangolare, preceduta da un lungo dromos (corridoio) che sostituisce il vestibolo.

La loro imponenza fa ipotizzare che fossero destinate a un ceto egemone che sembra emergere nel territorio proprio nelle prime fasi dell’età del Bronzo. Inoltre la forte somiglianza di queste strutture tombali con quelle micenee testimonia una forte intensificazione degli scambi culturali con il mondo egeo.

Roccoia, Farnese; Tomba monumentale.

Roccoia, Farnese; Tomba monumentale.

Alcune tombe le hanno ritrovate nella valle del Fiora a Prato di Frabulino e Roccoia (Farnese, VT). Quella Prato di Frabulino era destinata ad almeno quattro individui, due dei quali probabilmente di sesso femminile. Il corredo era costituito da quattro vasi, alcuni vasetti miniaturistici, una collana in faïence (pasta vitrea) e tre fermatrecce in argento.

Gli oggetti di lusso testimoniano la presenza di un gruppo di elevato rango sociale ed economico. Una vera e propria necropoli monumentale è invece quella di Roccoia, situata a poca distanza da Prato di Frabulino. Scoprendo qui quattro tombe a camera con dromos ad accesso e affiancate tra loro, forse disposte lungo una via sepolcrale.

Essendo state depredate dai clandestini, hanno restituito solo pochi elementi del corredo, ma di particolare rilievo è la presenza di vasi anche nel dromos, forse a testimoniare cerimonie in onore dei defunti.

Grotte e rituali

La fase di più intenso utilizzo delle cavità naturali nella valle del Fiora si attesta durante l’età del Bronzo, quando le grotte assumono la duplice valenza di luoghi funerari e di culto. Si ipotizza che la grotta assuma un valore sacro per il suo carattere di spazio intermedio tra il mondo sensibile e un aldilà ultraterreno.

Grotta Misa, Ischia di Castro; Dolio rinvenuto nella grotta (Firenze, Museo Fiorentino di Preistoria).

Grotta Misa, Ischia di Castro; Dolio rinvenuto nella grotta (Firenze, Museo Fiorentino di Preistoria).

Grotta Nuova, Ischia di Castro; Planimetria con posizionamento delle deposizioni votive; 
nel cerchio rosso, punto di particolare concentrazione.

Grotta Nuova, Ischia di Castro; Planimetria con posizionamento delle deposizioni votive;
nel cerchio rosso, punto di particolare concentrazione.

Fin dal Bronzo Antico vi sono numerose testimonianze di offerte rituali: a Grotta Misa (Ischia di Castro), sono stati trovati un focolare con porzioni tenute distinte di grano, miglio, fave, farina, vasi con resti vegetali carbonizzati e avanzi di probabili banchetti rituali. Offerte simili sono state ritrovate anche lungo le rive o dentro l’acqua del torrente sotterraneo all’interno di Grotta Nuova (Ischia di Castro).

Attività e rituali

Poggio La Sassaiola, Santa Fiora.

Poggio La Sassaiola, Santa Fiora.

Poggio La Sassaiola, Monte Amiata; Stratificazione dei materiali.

Poggio La Sassaiola, Monte Amiata; Stratificazione dei materiali.

Attività rituali sono attestate anche in alcune spaccature naturali, come quella di Poggio La Sassaiola (Santa Fiora).

Identificata per l’intervento di una cava che l’ha parzialmente distrutta, in origine si trattava di una profonda fessura in cui il materiale veniva gettato dall’alto; sono stati rinvenuti frammenti ceramici, strumenti litici e in osso, punte di freccia in selce e diaspro, e anche pochi resti umani.

L’alternanza di strati carboniosi ad altri di dilavamento fa ipotizzare che sulla cima del monte avvenisse periodicamente un rituale che prevedeva l’accensione di fuochi e lo svolgimento di banchetti comunitari.

Le grotte della valle del Fiora finora non hanno mai restituito tracce di pitture o incisioni rupestri, come attestate in altri contesti. Un’unica eccezione è per ora costituita dalla Grotta del Tesoro, sul monte Amiata (Abbadia S. Salvatore), dove nel 1970 hanno trovato una figura umana dipinta sulla parete di trachite. Si tratta dell’unica testimonianza di pittura rupestre pre-protostorica in Toscana. Lo strato trasparente di calcite che la riveste l’ha protetta nel tempo.

Grotta del Tesoro, Monte Amiata; Dipinto dell’arciere e la sua trasposizione grafica.

Grotta del Tesoro, Monte Amiata; Dipinto dell’arciere e la sua trasposizione grafica.

La figura denominata “Arciere dell’Amiata”, alta 32,5 cm, rappresenta un individuo che impugna l’arco con la freccia incoccata, probabilmente una divinità maschile e guerriera. Lo scavo stratigrafico non ha purtroppo fornito elementi utili a ricostruire un inquadramento cronologico della pittura, per la quale gli archeologi hanno proposto datazioni anche molto differenti che dal neo – eneolitico arrivano fino all’epoca storica.

Alle origini degli Etruschi

Insediamento su Rupe: Sorgenti della Nova.

Insediamento su Rupe: Sorgenti della Nova.

Le radici del processo che porterà alla nascita della civiltà etrusca affondano, forse, già nel momento in cui la valle del Fiora e l’Etruria in generale divengono aree di estrazione ed esportazione di minerali e metalli.

Sicuramente questo processo può considerarsi quasi compiuto alla fine dell’età del Bronzo, quando il territorio subisce una forte riorganizzazione rispetto al periodo precedente.
In questa fase, infatti, gli abitati si spostano su pianori di tufo fortificati naturalmente e alcuni assumono proporzioni notevoli, tanto da far supporre l’esistenza di centri egemoni.

Insediamenti come Sorgenti della Nova, Sovana, Le Sparne di Poggio Buco, inoltre, sono caratterizzati da una complessa organizzazione interna che denota la presenza di un’autorità riconosciuta a presiederla.

Insediamento su Rupe: Pitigliano.

Insediamento su Rupe: Pitigliano.

Questi elementi, uniti alla presenza di tombe in nuda terra e tombe a tumulo appartenenti a ceti egemoni, avvalorano l’esistenza di un’organizzazione sociale piuttosto complessa.

Si assiste inoltre a un notevole sviluppo demografico e all’incremento dell’attività metallurgica: grazie alla ricchezza di metalli dell’Etruria, una fitta rete di scambi collegava la valle del Fiora con l’Alto Adriatico e in particolare con il contemporaneo centro di Frattesina Polesine, in cui giungevano da nord la via dell’ambra e dall’area dell’egeo orientale le rotte marittime che portavano i prodotti esotici: avorio di elefante, ceramica micenea e altro.

È possibile denominare questa popolazione proto-etrusca?

Allo stato attuale delle ricerche molti indizi sono a favore di questa ipotesi, nella fase terminale del Bronzo Finale vi sono tutti i segnali di uno sviluppo culturale e di una complessità interna alle società ormai definibili proto-etrusche.

Al termine del Bronzo Finale (fine X secolo a.C.) l’abbandono delle sedi preistoriche come Sorgenti della Nova e Sovana avviene in modo rapido ma non improvviso.

La popolazione sceglie di spostarsi in un’unica grande area collocata sul pianoro della futura città etrusca di Vulci, che presenta caratteristiche morfologiche analoghe a quelle degli insediamenti precedenti ma con dimensioni decisamente maggiori.
La piana di Vulci è un’area fertile e facilmente coltivabile, adatta a ospitare una popolazione molto numerosa.
Con il IX secolo a. C. e l’affermarsi della cultura villanoviana, ovvero la più antica fase della cultura etrusca, il processo di abbandono delle sedi del Bronzo Finale è concluso e, al di fuori di Vulci, il territorio non sembra essere più occupato da insediamenti stabili.
Un’eccezione è costituita dalla fascia costiera, dove avveniva la produzione del sale, fondamentale per la conservazione delle derrate alimentari necessarie alla sopravvivenza di una popolazione molto numerosa concentrata in un unico grande abitato.

Capanne a pianta ellittica:
1. Sorgenti della Nova;
2. Tarquinia (epoca villanoviana antica).

Capanne a pianta ellittica:
1. Sorgenti della Nova;
2. Tarquinia (epoca villanoviana antica).

Sorgenti della Nova, Farnese;
Canalette di fondazione della grande
capanna a pianta ellittica.

Sorgenti della Nova, Farnese;
Canalette di fondazione della grande
capanna a pianta ellittica.

Sorgenti della Nova, Farnese;
Ricostruzione della grande capanna
a pianta ellittica.

Sorgenti della Nova, Farnese;
Ricostruzione della grande capanna
a pianta ellittica.

L’ideologia funeraria

Pian di Morrano, Pitigliano; Urna biconica.

Pian di Morrano, Pitigliano; Urna biconica.

Castelfranco Lamoncello, Ischia di Castro; Custodia di tufo.

Castelfranco Lamoncello, Ischia di Castro; Custodia di tufo.

Durante il Bronzo Finale (XII – X a.C.) anche nella Valle del Fiora si diffonde il rito dell’incinerazione: le sepolture sono costruite da urne di forma biconica contenenti le ceneri del defunto e pochi oggetti di corredo, chiuse da una ciotola-coperchio e deposte nella terra.

Allo stato attuale delle ricerche non è possibile distinguere tra tombe ricche e povere, poiché i corredi sono molto simili l’uno all’altro, quasi che il defunto fosse destinato ad un aldilà in cui gli oggetti materiali del vivere quotidiano o le insegne della sua appartenenza sociale non avessero alcuna utilità e significato; caso questo che si verifica raramente nell’ideologia funeraria che precede il cristianesimo.

Crostoletto del Lamone, Ischia di Castro; Urna cineraria (Valentano, Museo della Preistoria della Tuscia e della Rocca Farnese).

Crostoletto del Lamone, Ischia di Castro; Urna cineraria (Valentano, Museo della Preistoria della Tuscia e della Rocca Farnese).

Le urne erano deposte in nuda terra, oppure protette da una cassetta costruita con lastre di pietra o ancora da una custodia di tufo di forma ovulare. A Crostoletto di Lamone le ciste litiche erano ricavate all’interno di un tumulo di pietra che ospitava evidentemente una famiglia appartenente ad un ceto gentilizio. In tal modo il segno di distinzione sociale, che il rituale non permetteva di applicare al corredo, veniva recuperato e reso manifesto nell’architettura tombale.

Crostoletto del Lamone, Ischia di Castro;
Tumuli sepolcrali

Crostoletto del Lamone, Ischia di Castro;
Tumuli sepolcrali

Crostoletto del Lamone, Ischia di Castro;
Tumuli sepolcrali
Crostoletto del Lamone, Ischia di Castro;
Cista litica con ciotola cineraria

Crostoletto del Lamone, Ischia di Castro;
Cista litica con ciotola cineraria


I luoghi dell’Età del Bronzo

Alcuni di questi siti archeologici e di scavo potrebbero non essere visitabili per motivi di sicurezza. Se siete interessati a visitare qualche sito archeologico nelle vicinanze, consigliamo di visitare questa sezione.

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